PALMER LUCKEY, la storia dell’uomo che ha creato Oculus nel garage di casa (nel 2009)

PALMER LUCKEY, la storia dell’uomo che ha creato Oculus nel garage di casa (nel 2009)

Nell’immaginario collettivo ci sono i pionieri dei computer che negli anni ’70 li allestivano nei loro garage. Ogni epoca ha i suoi pionieri e quello dei visori ha Palmer Luckey che ha lavorato al suo prototipo nel garage di casa sua nel 2009. Ecco la storia dell’uomo che forse più di tutti ha creduto nella creazione di un visore per la realtà virtuale arrivando a creare il marchio Oculus.

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La curiosità nasce con gli insegnamenti della madre (e non della scuola)

Nato il 19 settembre 1992 a Long Beach, California, in una famiglia normale (padre venditore di automobili e madre casalinga), Palmer Luckey dimostra fin da giovane un’incredibile propensione per la curiosità. Forse anche perché la sua educazione primaria è stata curata da sua madre che gli ha insegnato ad approfondire le sue passioni e il suo intuito: Palmer Luckey inizia a frequentare gli istituti scolastici solo all’età di 14 anni, quando segue le prime lezioni presso un liceo pubblico. Forse inizia tutto lì, grazie a sua madre e al sistema di “home schooling” e al fatto che nel tempo libero aiutava suo padre a lavorare alle auto che poi rivendeva.

La passione di Palmer Luckey per gli HMD

Non venendo da una famiglia ricca, sin da giovanissimo Luckey inizia a fare dei lavoretti per guadagnare qualcosa. Prima riparando cellulari, console e altri gadget elettronici, poi insegnando le basi della nautica presso uno yacht club locale, ma tutto quello che guadagna lo reinveste nella sua vera passione: gli head-mounted display (HMD), ovvero i visori per la realtà virtuale.
Si era appassionato alla realtà virtuale grazie ai videogiochi e, soprattutto, a “Star Trek” e a “Matrix” e decise di dedicarsi anima e corpo a questo mondo. A partire dal 2009, infatti, Luckey inizia a collezionarli e a studiarli con un fervore quasi maniacale. Passa i week end fra fiere campagnole e aste fallimentari di grossi fornitori dell’esercito per acquistare ogni genere di modello arrivando ad averne ben 56 in soli due anni. Ogni volta li smonta e li rimonta, li disseziona e tenta di capirne il funzionamento all’interno del garage di casa per trovare quello perfetto ma nessuno riesce a soddisfarlo a pieno.

Questo era possibile anche perché era riuscito ad avere nel 2011 un lavoro part-time con Mark Bolas presso la University of Southern California: Bolas aveva già molta esperienza con i visori e qui Luckey apprese tutto il know how necessario in questo campo.

«Credo che la realtà virtuale abbia il potenziale per cambiare il mondo in molti modi positivi. Può essere usata per migliorare l’istruzione, la formazione, la comunicazione e persino la medicina» (Palmer Luckey, CNBC)

La “toccata e fuga” dall’Università

Nel 2010, si iscrive alla California State University con l’intenzione di intraprendere una carriera nel giornalismo, ma ben presto capisce che il suo vero interesse risiede altrove ed è lì che si dedica a tempo pieno. Visto che non c’era nessun visore che rispondesse ai suoi desideri, decide di costruirsi da solo da autodidatta il suo visore ideale pensato appositamente per i videogame. Prepara qualche bozzetto e dopo il sesto prototipo realizzato, decide di proporlo al mondo. È l’aprile 2012 e ha soli 19 anni.

Inizia a parlarne sui forum e chat di esperti di settore finché non arriva a John Carmack, una delle icone del mondo videoludico (sviluppatore capo di giochi come Quake, Wolfenstein 3D e Doom), che lo sostiene nel lancio del suo prodotto perché anche lui era sempre stato un appassionato di realtà virtuale (e infatti i suoi giochi sono sempre stati con visuale in prima persona). Palmer mostra a Carmack la sua collezione di visori e il suo prototipo e Carmack decide di lasciare il suo lavoro e di affiancare Palmer Luckey. Insieme cominciano a lavorare a qualcosa di più concreto che chiameranno Oculus Rift.

Oculus logo - TopVR
Il primo logo di Oculus

L’effetto wow dell’Oculus Rift all’E3

Il debutto dell’Oculus Rift avviene all’E3 del giugno 2012 e segna un punto di svolta nel settore della realtà virtuale, suscitando un’enorme eccitazione tra gli appassionati di videogiochi e oltre: i due mostrano il prototipo e una versione riadattata di “Doom 3”. Fondano la società Oculus VR a cui si aggiungono anche nomi del calibro di Brendan Iribe, Nate Mitchell e Mike Antonov, guru dell’universo videoludico mondiale.

Il 1 agosto 2012 parte una nuova campagna su Kickstarter con l’obiettivo di raggiungere 250.000 dollari. Obiettivo raggiunto in 24 ore e in 30 giorni raccolgono 2,5 milioni di dollari che salgono fino a 16 milioni nel giro di pochi mesi. Comincia la produzione e la distribuzione dei primi 17.000 esemplari di Oculus Rift.

Palmer Luckey - TopVR
Palmer Luckey al lavoro (dal suo blog)

La svolta: Facebook acquista Oculus

Tuttavia, il destino di Luckey e Oculus VR prende una svolta inaspettata nel 2014, quando Facebook acquisisce l’azienda per 2 miliardi di dollari (per rendere l’idea, nel 2012 Facebook aveva acquistato Instagram per 1 milione di dollari). Notate bene, Palmer Luckey ha solo 21 anni. Sebbene l’acquisizione segni un riconoscimento del potenziale della realtà virtuale, emerge rapidamente una discrepanza di visione tra Luckey e Zuckerberg: per Luckey la realtà virtuale va oltre il mero scopo commerciale, abbracciando ambiti come l’innovazione tecnologica e l’espansione delle esperienze umane, mentre il fondatore e capo di Facebook (allora non era ancora Meta) e i suoi soci puntavano a una realtà virtuale più commerciale. Questa divergenza di ideali, unita ad altre controversie (come l’essere favorevole a Donald Trump) porta Luckey a lasciare Facebook nel 2017, ma non il mondo della realtà virtuale.

Si dedica all’intelligenza artificiale per i militari

Nel 2017, fonda Anduril Industries, un’azienda focalizzata sullo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale per applicazioni militari e di difesa. Il nome lo prende dal “Signore degli Anelli” (Anduril è il nome della spada di Aragorn).

La sua crescita non si è fermata, anzi. A 31 anni ha un patrimonio stimato da Forbes di 2,3 miliardi di dollari e in carriera può dire di avere ben 2 unicorni, ovvero le startup la cui valutazione ha superato il miliardo di dollari. Con la nuova startup riesce ad ottenere appalti militari dal Pentagono per miliardi di dollari e la valutazione della startup arriva a 8,5 miliardi.
Questo nuovo percorso però solleva delle questioni etiche sull’uso della tecnologia in contesti militari e il suo impatto sulla società. Lui però si difende: «Anduril è nata dal mio desiderio di utilizzare la tecnologia per risolvere problemi reali e per proteggere il mio Paese», ha detto a “Defense One”.

Fra i clienti di Anduril c’è anche il Presidente ucraino Zelensky: «Ci ha contattato nel 2020, molto in anticipo rispetto alla maggior parte dei leader mondiali, in un momento in cui la gente non credeva nell’applicazione delle tecnologie autonome alla guerra», come ha raccontato a “Wired“.

 

Foto: Wikipedia

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