Intervista a Simone Barbato (IDEGO) che ha portato la VR agli psicologi: «È un’opportunità e dà risultati concreti»
La realtà virtuale si sta diffondendo in tanti campi, ben oltre quello del gaming. Uno degli ultimi settori che sta cominciando ad usarla è quello della psicologia. All’estero la psicologia digitale è già realtà, mentre in Italia siamo ancora agli inizi. Però qualcosa si sta muovendo grazie soprattutto alla società IDEGO che per prima si è posta l’obiettivo di portare la realtà virtuale a disposizione degli psicologi che ora hanno un’arma in più per il benessere dei loro pazienti. Per questo abbiamo incontrato Simone Barbato, fondatore di IDEGO, e gli abbiamo chiesto tante domande sulla sua società, su come funziona la psicologia digitale VR, a chi è rivolta e tante altre curiosità.
Cos’è IDEGO? Come è nata l’idea?
IDEGO è una azienda che nasce a Roma nel 2016 da una idea mia e di Lorenzo Di Natale. L’obiettivo era quello di aggiornare la cultura psicologica italiana grazie all’impiego delle nuove tecnologie che oltreoceano già godevano di una discreta credibilità scientifica.
Come funziona IDEGO all’atto pratico per gli psicologi che vogliono usare la VR?
Gli psicologi che vogliono usare la VR, con i nostri protocolli, partecipano alla nostra Masterclass: due giorni online di alta formazione, nei quali apprendono ad usare le app di Realtà Virtuale da noi sviluppate. Iscrivendosi al corso gli psicologi hanno la licenza annuale dei nostri applicativi, i manuali d’uso e l’assistenza tecnica.
Usate solo la realtà virtuale o anche la realtà aumentata?
Principalmente la VR.
I vostri corsi sono in presenza o online?
Online
Quali visori devono possedere i vostri clienti durante i corsi?
Meta Quest 2 o 3.
Di che genere sono le vostre app proprietarie?
Sono App pensate per trattare diverse fobie specifiche, per indurre stati di rilassamento o per potenziare le abilità sociali e cognitive. Non è possibile acquistare solo le app senza frequentare un corso.
È possibile usare queste app anche con vecchi visori come l’Oculus Go?
Quelle attuali non sono più compatibili col GO.
Oltre alle app, fornite anche dei video che poi i vostri clienti possono utilizzare nelle loro sedute?
Forniamo dei video che i professionisti usano per fare assessment coi pazienti. In sostanza espongono grazie a questi video i pazienti e costituiscono una gerarchia espositiva prima di immergerli in VR.
Avete predisposto un protocollo che gli psicologi possono usare durante le sedute con la realtà virtuale?
Sì, il nostro protocollo è stato progettato da professionisti esperti in CBT che nasce dalla terapia cognitivo-comportamentale tradizionale.
Voi siete una scuola di specializzazione di psicoterapia?
No.
Vi rivolgete anche a psicologi e psichiatri o solo a psicoterapeuti?
Anche a psicologi e psichiatri specializzati in psicoterapia.
Siete aperti anche ad altre professioni di supporto psicologico come coach, counselor o altri?
La nostra offerta formativa è rivolta esclusivamente ai professionisti della salute mentale.
I vostri corsi per psicologi vantano anche dei crediti per la formazione continua obbligatoria? E, nel caso, quanti crediti sono?
Il nostro Master in Psicologia Digitale, durata 9 mesi, rilascia 50 crediti ECM.
Per quali problematiche psicologiche può essere utile usare la realtà virtuale?
Quasi tutte, ci sono evidenze che partono dalle fobie specifiche, ai DCA, al doc, al post traumatico da stress e via discorrendo.
Prevedete in futuro di rilasciare nuove app per affrontare nuove fobie o disturbi psicologici oltre a quelle già previste?
Sì, semestralmente rilasciamo aggiornamenti e/o nuove App, mentre lavoriamo sui progetti tailor made commissionati dai clienti.
Le vostre app sembrano riprodurre in virtuale la tecnica della desensibilizzazione sistematica della TCC. Vi riferite in particolare a questa scuola di psicoterapia?
Sì, il nucleo centrale del nostro modello di intervento si basa sull’esposizione proveniente dalla TCC.
Come potrebbe funzionare una seduta tipica di psicologia con la realtà virtuale?
È una sessione tradizionale, solo che all’interno della seduta c’è uno spazio dedicato all’uso del visore per visualizzare stimoli o situazioni propedeutiche a raggiungere gli obiettivi terapeutici del paziente.
Per quale tipo di paziente è preferibile non usare la realtà virtuale?
Pazienti con sintomi attivi della schizofrenia, o qualsiasi condizioni in cui ci sia una alterazione della coscienza o dell’esame di realtà.
La realtà virtuale si può usare anche con i bambini?
Sì.
Ci sono controindicazioni all’uso della realtà virtuale?
Non riscontrate.
Cosa si potrebbe rispondere a quei pazienti che hanno paura delle radiazioni elettromagnetiche e al calore emesso dai visori?
Il visore è un add-on che viene usato pochi minuti all’interno della sessione. Forse questa preoccupazione dovremmo orientarla verso i dispositivi che usiamo sempre e teniamo vicino al cuscino anche la notte: come lo smartphone.
Per quanto tempo si può far indossare il visore a un paziente durante la seduta?
Dipende. Tendenzialmente 15-20 minuti.
Come rispondete a chi critica l’uso della realtà virtuale in psicoterapia?
È uno strumento che dà risultati concreti e avvicina le persone alla terapia: soprattutto gli scettici che hanno pregiudizi verso la relazione di aiuto e vedono nella VR un dispositivo avvincente e innovativo, e attrattivo. Come ogni dispositivo tecnologico o meno che valorizza la categoria andrebbe visto come una opportunità, anche al netto delle evidenze cliniche e scientifiche a supporto della sua efficacia. Aggiungo che a prescindere dal desiderio di volerla impiegare o meno, studiarne gli effetti è utile per comprendere come la diffusione delle tecnologie emotive impatterà sul funzionamento psicosociale delle nuove generazioni.
Sul vostro sito promuovete anche degli eventi, a cosa vi riferite? E riguardo alla “formazione immersiva”, dove si possono trovare altre informazioni?
Sviluppiamo esperienze per eventi e fiere. E curiamo anche l’esperienza utente. Qui trovi tutte le infos: anche il catalogo https://www.idego.it/virtuallab/
di Daniele Giudici
Foto: Instagram (idego_psicologia_digitale), IDEGO
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