Perché TopVR.it e la mia storia

Era un pomeriggio di tanti anni fa. Era più o meno il 1992 e presso il centro commerciale La Romanina iniziò tutto. Quel giorno scoprii il futuro.
Essendo un videogiocatore accanito (passato dallo ZX81 una decina di anni prima ai vari Vic-20, Commodore 64, Amiga 500, Gameboy, Macintosh Classic ecc.), quando lessi che c’era una novità sui computer non persi tempo. Solo che io mi aspettavo un nuovo modello di computer e invece c’era un casco e un guanto. Ovviamente feci il test. Immediatamente mi ritrovai in uno spazio virtuale, e molto “pixelloso”, dove potevo muovere degli oggetti in una stanza. Boom!

Effetto wow, e torno bambino…

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Gli altri giocavano a “Pacman” o a biliardino, io sparavo ai soldatini di plastica.

In un attimo riprovai le sensazioni di quando io, bambino, in una sala giochi venivo messo da mio padre su un cavallo e sparavo con una pistola ai soldatini cowboy che passavano davanti. Erano soldatini di plastica, ma era così… immersivo (per un bambino del 1980!).

In un attimo riprovai le stesse sensazioni di quando una sera di tanti anni prima ero rimasto folgorato davanti a quel “Another visitor. Stay awhile… staaaaay FOREVER!” e al rumore dei passi di “Mission Impossible” per Commodore 64: per me, abituato ai giochi dello ZX81 (tipo “Tirannosauro”), era come guardare il futuro in faccia. Una sensazione che le nuove generazioni cresciute con i giochi della Ps4 e del fotorealismo difficilmente potranno provare mai. Una sensazione così forte che, per dire, in quegli stessi mesi avrei avuto il mitico Motorola 8900X-2, ma non aveva l’“effetto Wow” della VR.

Second Life
Eccomi in Second Life. Il mio nome? Zak Golding.

Da allora, il mondo dell’immersività è diventato uno dei miei hobby preferiti e non a caso adoravo passare tante ore dentro Second Life nel 2004. C’erano già le chat, i forum, i “Sims” e molte forme di social, ma Second Life era un altro mondo.

C’era sempre stato un però!

C’era sempre un però. C’era sempre uno schermo davanti, non stavo mai “dentro al gioco o al software”. Mancava sempre quella sensazione di essere fisicamente dentro al software, quella sensazione che avevo visto in tanti film e che avevo provato in quel pomeriggio del 1992. Lo stesso accadde con il Wii, con il Kinect e con il PSMove. Erano tutti sistemi innovativi, ma fondamentalmente erano la versione digitale di quel giochino del cavallo, della pistola e dei soldatini di plastica. Invece delle levette del joypad muovevi il corpo, ma il risultato era “davanti” e non “intorno”.

Poi, mentre ero nel pieno della mia carriera da giornalista e da Project Manager e quindi avevo mollato i progressi della realtà virtuale, un ragazzo di nome Palmer Luckey (uno nato nel 1992, l’anno della mia prima esperienza nel VR) decide di fondare Oculus dando inizio al vero sviluppo di questo mondo. In realtà quel ragazzo ha contribuito a cambiare il mercato della realtà virtuale. Ovviamente con il tempo mi sono riavvicinato. Inizialmente sono rientrato con il Google Cardboard nei primi mesi del 2015, poi i primi visori plasticosi da usare con lo smartphone, infine con i visori Oculus (ops, Meta).

Oggi, per fortuna, quest’industria è tutta un’altra cosa. Anche se per qualcuno il mondo della VR è già morto, in realtà siamo all’inizio di una vera rivoluzione di cui oggi vediamo solo un accenno. Davanti a noi abbiamo tecnologie ancora in fase di sviluppo come l’AR (Augmented Reality), la MX (Mixed Reality), la visione tridimensionale reale degli ologrammi, e questo senza considerare l’intelligenza artificiale sempre più precisa.

Daniele Giudici Quest 3

Siamo gente avanti con i tempi, evviva!

Eye Track FMD200
Marzo 2000. Mi occupavo del rilancio di una rivista per ragazze e… poteva mancare un articolo sugli smartglass EyeTrek FMD200 che provai personalmente?

Siamo all’inizio del percorso e per questo ho voluto iniziare questo sito per aiutare a diffondere queste tecnologie che oggi sembrano ancora di nicchia ma che fra qualche anno saranno la normalità.
In fondo è sempre stato così:

  • Quando a metà anni ’80 parlavo di usare i computer per lavorare e per i videogiochi, mi guardavano per pazzo mentre usavano le macchine da scrivere. Io stesso nei primi tempi della mia carriera usavo una Olympia Traveler portatile.
  • Quando da adolescente passavo il tempo libero davanti al monitor dell’Amiga 500 (arrivato dopo lo Zx81 e il C=64 con il mitico ma terribile monitor a fosfori verdi) con un joystick in mano a giocare ai videogiochi, mi dicevano che quel tipo di passatempo era da stupidi, che sarei diventato cieco, che mi sarebbe venuta la gobba, ecc. ecc.
  • Quando nel 1994, più o meno, parlavo di internet, mi dicevano: «Vabbé, e quindi? A cosa serve? Che ci posso fare?».
  • Quando nel 1996 passavo le nottate a chattare prima su IRC e poi su Icom mi dicevano che era meglio andare a letto visto che dovevo studiare per l’Università e lavorare il giorno dopo.
  • Quando a fine 1996 andavo in giro tutto contento a dire che ero tra i primi ad avere un lotto nel sito Clarence, tutti mi guardavano come se avessi bisogno di curarmi.
  • Quando nello stesso periodo raccontavo dell’emozione di aver fatto una videochiamata tramite webcam con una persona dall’altra parte del mondo, mi dicevano che non aveva senso perché «A che ti serve?».
  • Quando gli spiegavo che in chat potevi avere degli amici e che, volendo, si poteva anche “rimorchiare” (il termine è brutto, ma a quei tempi si diceva così), mi rispondevano: «Siete quattro sciroccati, esci, vai al pub e fatti una vita». A quei tempi, ovviamente, non c’era Tinder, ma neanche siti come Spraydate che sarebbe arrivato solo a cavallo fra il ’99 e il 2000.
  • Quando mostravo gli occhiali per guardare i film attraverso due lenti inserite all’interno (l’Eye-Trek), mi dicevano che fosse «roba da matti».
  • Quando passavo le notti su Second Life, mi dicevano che dovevo pensare di più alla vita vera…

E non vi dico quando facevo provare il Cardboard o i primi visori una decina di anni fa… Anzi, se state leggendo questo sito, probabilmente lo sapete bene perché saranno le stesse cose che dicevano a voi.

Non sono stato l’unico ad aver vissuto queste cose, probabilmente se sei appassionato alla realtà virtuale avrai avuto le mie stesse esperienze. Siamo gente che ha sempre avuto una marcia in più e che non sempre sono state capite. Evviva, è la nostra forza!

Contribuiamo al futuro tutti insieme

Ora però, quel futuro è la realtà di oggi. Siamo tutti parte di questo processo. Più se ne parla di realtà virtuale, più si allarga il mercato e quindi l’industria. Ognuno fa la sua parte, senza giudizi o altro. Ci sono tanti siti, pagine e gruppi sui social che parlano di realtà virtuale, ed è bene che sia così. Più siamo, più il mondo della realtà virtuale sarà importante.

Siamo all’inizio del futuro. Viviamolo insieme.

Daniele Giudici
Daniele Giudici

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Art. 2 dell’Ordinamento della professione di giornalista (Legge n. 69/1963) “Diritti e doveri del Giornalista. È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e dei lettori”. Ulteriori informazioni:


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